SRSvS – SNSvS

STRATEGIA NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Tratto dal Rapporto dal Territorio INU 2019

Coerentemente con gli impegni sottoscritti nel settembre del 2015, l’Italia è impegnata a declinare gli obiettivi strategici dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile nell’ambito della programmazione economica, sociale ed ambientale.

A livello nazionale, l’attuazione della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS) deve quindi raccordarsi con i documenti programmatici esistenti, in particolare con il Programma Nazionale di Riforma (PNR) e più in generale il Documento di Economia e Finanza (DEF).

La SNSvS, presentata al Consiglio dei Ministri il 2 ottobre 2017 e approvata dal CIPE il 22 dicembre 2017, è frutto di un intenso lavoro tecnico e di un ampio e complesso processo di consultazione con le amministrazioni centrali, le Regioni, la società civile, il mondo della ricerca e della conoscenza.

La SNSvS si incardina in un rinnovato quadro globale, finalizzato a rafforzare il percorso dello sviluppo sostenibile a livello mondiale e rappresenta il primo passo per declinare a livello nazionale i principi e gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata nel 2015 alle Nazioni Unite a livello di Capi di Stato e di Governo, assumendone i 4 principi guida: integrazione, universalità, trasformazione e inclusione.

L’attuazione della SNSvS

La SNSvS assegna alle istituzioni e alla società civile un ruolo preciso nel suo percorso  attuativo sino al 2030. La Presidenza del Consiglio dei Ministri coordina l’attuazione della SNSvS, con la collaborazione del Ministero dell’Ambiente, per la dimensione interna, e del Ministero degli Affari esteri, per la dimensione esterna. Al Ministero dell’Economia e Finanze spetta il compito di raccordare l’attuazione della Strategia con i documenti ufficiali di politica economica e di coordinare la modellistica necessaria alla definizione dei relativi obiettivi. L’attuazione della Strategia si raccorda, infatti, come detto, con il Programma Nazionale di Riforma (PNR) e con il Documento di Economia e Finanza (DEF).

Un Piano di Azione dedicato fornirà obiettivi strategici quantificati e selezionerà il nucleo definitivo degli indicatori per il monitoraggio. Il Ministero dell’Ambiente cura la relazione continua con la società civile coordinando il Forum per lo Sviluppo Sostenibile.

Fig. 1 – Componenti e processi della Strategia Nazionale Sviluppo Sostenibile

Il monitoraggio della SNSvS

Per l’Italia, ISTAT svolge il coordinamento nazionale nella produzione degli indicatori per la misurazione dello sviluppo sostenibile e il monitoraggio degli obiettivi dell’Agenda 2030, che vengono periodicamente aggiornati. A questi indicatori, utili alla comparazione globale dei progressi nel raggiungimento dei target dell’Agenda 2030, si affianca un set rappresentativo delle peculiarità della SNSvS, definito dal Governo, con il supporto del Ministero dell’Ambiente e del Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con il Sistema Statistico Nazionale.

L’attività beneficia dell’ampio lavoro che ISTAT sta da tempo portando avanti per misurare il “Benessere Equo e Sostenibile” (BES) con un approccio multidimensionale che integra l’indicatore dell’attività economica, il Pil, con le fondamentali dimensioni del benessere. Con la Legge di Bilancio del 2016, il BES è entrato per la prima volta nel Bilancio dello Stato e consente di rendere misurabile la qualità della vita e valutare l’effetto delle politiche pubbliche su alcune dimensioni sociali fondamentali. Il Comitato per gli indicatori BES, istituito presso l’Istat con il compito di selezionare gli indicatori da considerare nel DEF, ha concluso i propri lavori a giugno 2017 con una relazione finale che individua 12 indicatori (tra i quali: Indice di abusivismo edilizio, Indice di efficienza della giustizia civile, Speranza di vita in buona salute alla nascita, Indice di povertà assoluta, ecc.)

La struttura della SNSvS

La Strategia è strutturata in cinque aree: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership. Ogni area si compone di un sistema di scelte strategiche (ordinate con numeri romani) declinate in obiettivi strategici nazionali (ordinati con numeri arabi), specifici per la realtà italiana e complementari ai 169 target dell’Agenda 2030. Nel caso dell’area Partnership la distinzione, senza numerazione, in aree di intervento e obiettivi ricalca le indicazioni del Documento triennale di programmazione ed indirizzo previsto dalla Legge 125/2014.

Gli obiettivi hanno una natura fortemente integrata, quale risultato di un processo di sintesi e astrazione dei temi di maggiore rilevanza emersi dal percorso di consultazione e sottendono una ricchezza di dimensioni, ovvero di ambiti di azione prioritari.

Tale impostazione rappresenta la modalità sintetica attraverso la quale esprimere la complessità dell’Agenda 2030, in particolare per la parte ambientale oggetto prioritario della presente Strategia, attraverso l’integrazione tra i tre pilastri dello sviluppo sostenibile: ambiente, economia, società. Essa, inoltre, permette di portare a sintesi le informazioni restituite dalle consultazioni, senza tuttavia disperdere il rilevante contributo fornito dagli attori istituzionali depositari delle conoscenze e competenze specifiche sui diversi temi di intervento. I 17 Sustainable Development Goals (SDGs) che compongono l’Agenda 2030 si riferiscono a diversi ambiti dello sviluppo sociale, economico e ambientale che devono essere considerati in maniera integrata, nonché ai processi che li possono accompagnare e favorire in maniera sostenibile, inclusa la cooperazione internazionale e il contesto politico e istituzionale. Sono presenti come componenti irrinunciabili, numerosi riferimenti al benessere delle persone e ad un’equa distribuzione dei benefici dello sviluppo.

STRATEGIE REGIONALI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Nel successivi link si riportano i collegamenti alle pagine web dei siti ufficiali delle Regioni relativi alle Strategie Regionali per lo Sviluppo Sostenibile. I testi sono tratti dalle elaborazioni predisposte nell’ambito della Convenzione Commissario-INU.

Regione Marche

L’obiettivo primario della SRSvS è quello di fornire indirizzi di governance per l’elaborazione di un documento, con il coinvolgimento della società civile sia nella progettazione che nell’attuazione, coerente con gli obiettivi della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS) e dell’Agenda 2030.

Le scelte della Regione Marche per lo sviluppo sostenibile sono diverse (articolate in cinque obiettivi) e quella che appare più urgente nei territori del cratere sismico afferisce all’Obiettivo A: prevenire e ridurre i rischi di catastrofi riducendo l’esposizione ai pericoli e la vulnerabilità, aumentando la capacità di risposta e di recupero, rafforzando così la resilienza.

Su proposta del MATTM, la Regione Marche ha aderito al sottogruppo tematico interregionale che sviluppa il tema della resilienza, con Regione Umbria e Regione Abruzzo.

Il tema viene declinato nelle tre regioni coinvolte, in tre direttrici di sviluppo:

  • realizzazione di una Rete Ecologica Interregionale;
  • riferimento al bacino idrografico dell’Appennino Centrale per affrontare il problema dell’adattamento ai cambiamenti climatici;
  • sviluppo di indicazioni per la pianificazione comunale per implementare la resilienza territoriale e la ricostruzione sostenibile anche a scala sovracomunale.

Gli Obiettivi e le Azioni prioritarie scelti dalla Regione Marche (DGR 250/2021) per la definizione della SRSvS, afferenti alla strategia A “Territorio resiliente” sono:

ObiettivoAzione prioritaria
A.1 Aumentare la sicurezza del territorio, degli edifici e delle infrastruttureA.1.1 Integrare il tema del rischio nella pianificazione territoriale e urbanistica, considerando oltre la riduzione del rischio sismico anche quella dei diversi tipi di rischio cui i territori e i cittadini che li abitano sono sottoposti (rischio idrogeologico, industriale, cambiamento climatico, rischio sanitario, etc.) al fine di ridurre la vulnerabilità del sistema urbano – territoriale nel suo insieme
A.1.2 Aumentare l’utilizzo di strumenti tecnici di analisi ambientale nella conservazione dei territori attraverso una gestione sostenibile delle risorse naturali rispettandone regole di funzionamento, limiti fisici, biologici e climatici
A.1.3 Creazione di una governance per coordinare gli strumenti di programmazione economica al fine di garantire lo sviluppo locale (agricoltura, pesca, caccia, sport, turismo) garantendo le interazioni tra obiettivi economici, sociali e ambientali in modo equilibrato
A.1.4 Progettare infrastrutture resilienti che siano sostenibili, sicure e accessibili a tutti e in grado di garantire il funzionamento anche in caso di eventi calamitosi in tutti i settori
A.1.5 Realizzare opere infrastrutturali per la sicurezza dal rischio idrogeologico privilegiando soluzioni nature based (NBS) e, ove possibile, soluzioni integralmente verdi
A.1.6 Favorire interventi efficaci e utili a migliorare la qualità degli edifici (pubblici, privati, produttivi, ecc.) che contemplino più obiettivi (es. energetici, sismici, adattamento ai cambiamenti climatici, ecc.)
A.2 Marche connesseA.2.1 Implementare un sistema di mobilità interconnesso e intermodale che limiti l’isolamento delle aree interne, faciliti le connessioni al di fuori della regione e garantisca una mobilità urbana sostenibile
A.2.2 Implementare la dotazione di infrastrutture per la connettività digitale e garantire qualità, accessibilità ed efficienza delle tecnologie digitali al fine di migliorare i servizi riducendo l’isolamento dei territori ed aumentando la competitività
A.2.3 Sviluppare infrastrutture di sensori intelligenti interconnessi tramite sistemi di connettività ridondati
A.3 Aumentare la resilienza sociale delle comunità e nei territoriA.3.1 Attivare la cittadinanza attraverso collaborazioni strategiche al fine di garantire la tenuta delle realtà territoriali di fronte ai cambiamenti e alle discontinuità in atto
A.3.2 Azioni di monitoraggio, sorveglianza, prevenzione ed eradicazione dei patogeni nel settore agricolo e forestale
A.3.3 Sviluppare strumenti di comunicazione che rendano accessibili e fruibili indicatori e informazioni a tutti, anche alle imprese, per prevenire e gestire i rischi
A.3.4 Favorire lo sviluppo di green community con presupposti di ecosostenibilità, identità paesaggistica e modalità relazionali
A.3.5 Favorire iniziative imprenditoriali, culturali e turistiche nelle aree a rischio spopolamento
A.3.6 Creazione di un ambiente che assicuri qualità della vita, e conseguente contrasto allo spopolamento, e consenta lo sviluppo economico sostenibile delle aree rurali della regione accrescendo la resilienza delle comunità
A.3.7 Investimenti nella capacità di reazione delle imprese agli eventi ambientali straordinari
A.4 Contribuire al processo normativo nazionale per la prevenzione degli eventi calamitosi in logica non emergenzialeA.4.1 Innescare un processo a livello statale per giungere ad una normativa stabile di gestione degli eventi calamitosi al di fuori delle norme emergenziali
A.4.2 Semplificare i processi di azione normativa regionale per ottenere procedure più celeri e snelle sia durante le situazioni di emergenza sia di ordinario intervento

Regione Abruzzo

Regione Lazio

La SRSvS è stata approvata dalla Giunta regionale con la Deliberazione n. 171 del 30.03.2021 ed è in attesa di approvazione da parte del Consiglio. Nella sua redazione la dimensione ambientale è stata indagata attraverso un focus sull’adattamento ai cambiamenti climatici, mirato soprattutto alla gestione delle risorse idriche e, in misura più indiretta, con focus sulla mobilità sostenibile e sull’economia del mare.

La dimensione sociale è stata incentrata sul tema della povertà e dell’accesso allo studio, secondo un approccio che conferma la loro stretta connessione. La dimensione economica è stata approfondita attraverso i temi dell’economia circolare e dell’economia del mare per le tematiche legate allo sviluppo.

L’approfondimento sulle città intelligenti, che si configura come un tema trasversale a tutte le componenti, è dovuto al fatto che presso le città si concentrano le problematiche connesse all’inclusione sociale e alla riduzione delle disuguaglianze (povertà e studio), alla produzione sostenibile del reddito, alla sostenibilità ambientale in senso ampio (inquinamento e mobilità innanzitutto) e la maggior esposizione al rischio di disastri derivanti dall’antropizzazione del territorio e dall’elevata densità di popolazione.

All’interno del concetto salute/benessere, che costituisce il filo conduttore e ispiratore dell’intera strategia, la collocazione delle 7 tematiche prioritarie risulta assolutamente centrale.

  • Lotta alla povertà

È il primo obiettivo da raggiungere. A tale tema sono collegate le politiche di inclusione sociale, economica e di politica attiva atte a sviluppare pari opportunità e arginare fenomeni di discriminazione e marginalizzazione di genere, razza, religione o altro.

  • Accesso allo studio

Può essere interpretato sotto un duplice aspetto. Da un lato, il tema dell’inclusività che si ricollega alla povertà: esiste un problema di povertà educativa che investe soprattutto le classi sociali più fragili (poveri, migranti) e non consente a tutti i cittadini di avere un‘istruzione adeguata, ovvero di sviluppare quelle conoscenze e senso critico che permettono, oltre a una qualificazione professionale, anche il discernimento tra il vero e il falso. L’altro aspetto è relativo al rafforzamento del sistema formativo superiore e universitario attraverso azioni che sostengano lo sforzo delle famiglie (per esempio, borse di studio, realizzazione di residenze universitarie, servizi di counseling) e sviluppino la sinergia tra i sistemi di istruzione e il mondo imprenditoriale per promuovere ricerca e innovazione.

  • Economia circolare

Da molti anni si parla di transizione ecologica, della necessità di un passaggio dall’economia lineare all’economia circolare e quindi di un profondo cambiamento nel modo di produrre, consumare e distribuire. Si tratta di un cambio di paradigma che impatta direttamente sulla salute del cittadino perché l’economia circolare realizza beni e servizi attraverso processi produttivi e distributivi innovativi, in modo da minimizzare/eliminare gli impatti negativi di natura sociale e ambientale lungo l’intero ciclo di vita, selezionando e monitorando la correttezza dei fornitori e rendendo tracciabile e trasparente tutto il processo produttivo.

  • Economia del mare

Il sovrasfruttamento e l’estrazione incontrollata delle risorse marine, il rilascio di nutrienti, di materia organica e di contaminanti, plastiche e sostanze nocive, la diffusione di specie aliene, l’acidificazione e la perdita di habitat naturali stanno alterando in maniera irreversibile l’equilibrio degli ecosistemi marini con un fortissimo impatto negativo sulla qualità della vita e la salute di chi vive delle attività legate al mare (pesca, acquicoltura, trasformazione, ecc.), ma anche dei cittadini-consumatori, poiché nel pesce che mangiamo sono presenti metalli e microplastiche nocive per la salute dell’uomo.

  • Salute

Le città sono il motore dell’economia globale, il luogo dove si concentra la maggior parte della popolazione (54%) e delle attività economiche (80%), ma anche il luogo del maggior consumo di risorse (75%), del maggior inquinamento atmosferico provocato dalle attività umane e della maggiore esposizione al rischio di disastri causati dall’antropizzazione del territorio e dall’elevata densità di popolazione. La pandemia in corso ha accresciuto la consapevolezza di quanto siano importanti le interconnessioni tra l’ambiente e la salute, e dell’impatto sulla salute umana degli effetti dei cambiamenti ambientali, in particolare quelli climatici, soprattutto nelle aree urbane e nei territori più vulnerabili. Non può esserci città intelligente smart city (e anche territorio intelligente, smart land) senza risposte adeguate ai bisogni essenziali della persona.

  • Mobilità sostenibile

Il suo sviluppo, che dovrà necessariamente corrispondere a una gestione ottimale del servizio, al miglioramento nell’offerta, anche in sharing, alla promozione della mobilità dolce (piste ciclabili) per consentire la riduzione del traffico privato e della congestione, a minori emissioni e maggiore disponibilità di spazio pubblico, ha sicuramente un impatto positivo sulla salute, laddove il numero minore di veicoli circolanti determina, insieme agli interventi di manutenzione delle strade e di gestione del traffico, anche un aumento del livello di sicurezza e pertanto un minor numero di incidenti.

  • Impatto dei cambiamenti climatici sulla salute

Studi condotti sul rapporto diretto tra picchi di intensità dell’isola di calore e numero di decessi legati al caldo hanno dimostrato chiaramente che inquinamento atmosferico ed elevate temperature agiscono sinergicamente e negativamente sulla salute, costituendo un problema di sanità pubblica. Ugualmente assistiamo a eventi estremi legati alle precipitazioni, con alluvioni e allagamenti, danni diretti alle persone, all’ambiente e alle attività economiche.

  • Risorsa idrica

La conoscenza della consistenza dello stato ambientale dei corpi idrici e dei dati di deflusso di bacini e corsi d’acqua è fondamentale per il dimensionamento dei rischi e per progettare su scala locale gli interventi di messa in sicurezza a salvaguardia della salute, ovvero della vita. La potabilità e della migliorabilità della qualità della risorsa è da attuarsi attraverso la gestione dei suoli e dei soprassuoli (concentrazione di arsenico nell’acqua dovuta all’origine vulcanica delle rocce, ma anche dall’industria o dall’uso di erbicidi) anche avvalendosi di una governance con approccio multidisciplinare e dell’impegno diretto della collettività tramite, ad esempio, lo strumento dei Contratti di Fiume.

I sette temi prioritari individuati sono coerenti e occupano un posto rilevante anche nell’approccio complessivo della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, con particolare riferimento alle aree Pianeta, Persone e Prosperità.

Qui di seguito alcuni interventi proposti dal processo partecipativo interno alla SRSvS particolarmente coerenti con le caratteristiche dell’area del cratere sismico.

Risorse idriche

  • ridurre le perdite di rete, evitando gli aumenti dei prelievi previsti e operando anche sulle sistemazioni idrauliche del reticolo minore. Supportare e monitorare l’utilizzazione dell’acqua in agricoltura;
  • intervenire nelle aree protette regionali attraverso la gestione del suolo, la rinaturalizzazione di aree impermeabilizzate e l’agricoltura sostenibile;
  • intervenire nei laghi e nei bacini acquiferi, che rappresentano un’importante (ma fragile) riserva idrica e che, se ricadenti nell’area di pertinenza di almeno un’area protetta, possono essere meglio utilizzati per garantire una gestione sostenibile della risorsa.

Risorsa suolo

  • favorire l’utilizzo di soluzioni agronomiche innovative, mirate a contrastare il dissesto idrogeologico, ridurre gli effetti delle emissioni e aumentare la fertilità dei suoli in aree degradate;
  • rinaturalizzare gli alvei fluviali e generare resilienza attraverso il riutilizzo dei detriti derivanti dalle azioni per il contrasto dell’erosione.

Cambiamenti climatici

  • promuovere piani di miglioramento che mirano a interventi per il monitoraggio, per l’adattamento e la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici;
  • migliorare le conoscenze sui rischi per la salute derivanti dall’esposizione a fattori ambientali antropici e naturali e per orientare i cittadini verso scelte più salutari e ecosostenibili.

Pianificazione, gestione del territorio e tutela ambientale.

  • diffondere i servizi sul territorio (sanitari, sociali, culturali, ecc.) decentralizzandone l’offerta verso le zone periferiche caratterizzate da fenomeni di degrado, per favorire il riequilibro urbano e l’attrattività dei sistemi urbani periferici;
  • promuovere il patrimonio culturale locale e le iniziative imprenditoriali nel settore culturale e creativo, con particolare attenzione ai posti di lavoro radicati nel territorio;
  • introdurre nella Legge Regionale n. 7/2017 “Disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio” gli obiettivi di sviluppo sostenibile e i relativi metodi di misurazione, valutazione e rendicontazione;
  • redigere un documento di coordinamento degli aspetti urbanistico-territoriali e ambientali che svolga anche la funzione di supporto conoscitivo per la Valutazione Ambientale Strategica e la valutazione di coerenza dei piani urbanistici e dei progetti di sviluppo territoriale, al fine di integrare le diverse dimensioni della pianificazione regionale, oggi non coordinate;
  • attivare progetti e programmi di sviluppo per superare le differenze relative alle possibilità di accesso ai servizi delle persone, in particolare per le aree periferiche e ultraperiferiche della Regione e per i piccoli comuni;
  • impostare una governance efficace per il sistema di relazioni tra Regione, Città Metropolitana, Comuni, Municipi e altri soggetti territoriali (per esempio, parchi e contratti di fiume);
  • potenziare le strutture tecniche degli enti locali, con procedimenti di rapido reclutamento e con profili di competenze che consentano la digitalizzazione di tutti i processi tecnico-progettuali e amministrativi;
  • finanziare piani strategici di rilancio delle aree di crisi attraverso interventi di valorizzazione economica, di miglioramento della resilienza urbana e territoriale, di messa in sicurezza dai rischi ambientali e sanitari;
  • coordinare la programmazione del Fondo Sociale Europeo per il settennio 2021-2027 a sostegno della capacitazione degli enti territoriali soprattutto nella gestione di ambiente e territorio e per la definizione e l’attuazione delle strategie e delle azioni regionali di sviluppo sostenibile;
  • incentivare lo sviluppo dei centri storici minori, divenuti oltre che attrattori culturali, anche “ricettori di migrazioni al contrario” a causa dei mutamenti comportamentali dovuti alla pandemia, attraverso la dotazione e il rafforzamento delle reti digitali dando attuazione alle Leggi Regionali 38/1999 e 9/2020 “Tutela e valorizzazione dei piccoli comuni”;
  • valorizzare il ruolo dei parchi per migliorare la mobilità urbana in quanto positivo sia verso la salute delle persone, sia rispetto al valore fondiario delle aree limitrofe;
  • migliorare la connessione tra gli orti urbani e i mercati di riferimento, anche attraverso l’attività del terzo settore.

Regione Umbria

La SNSvS non è un piano o un documento settoriale, ma un dispositivo per la governance. Il dispositivo produce effetti sul disegno delle politiche regionali per lo sviluppo sostenibile e per le politiche concertate con altri attori.

Come dispositivo di governance si esplica su due dimensioni, una di processo e una di contenuto. La dimensione di processo è la dimensione operativa, mette in coerenza le politiche regionali e i relativi attori con la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS) e configura la strategia regionale come quadro di riferimento per la programmazione e per le valutazioni ambientali. La dimensione di contenuto è la dimensione sostantiva che definisce, indirizza, promuove, le azioni rilevanti e integrate per lo sviluppo sostenibile della regione.

La SRSvS concorre al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Strategia Nazionale, ponendosi pertanto come parte di un processo più ampio al quale contribuire per il raggiungimento degli obiettivi internazionali fissati, nel rispetto dei propri valori identitari.

La SRSvS dell’Umbria:

  • individua le caratteristiche proprie e identitarie della comunità umbra rilevando elementi di pregio da valorizzare ed elementi di debolezza cui porre rimedio, avviando processi di valorizzazione e correttivi in assoluta coerenza e sinergia con il nuovo Quadro Strategico Regionale relativo al periodo di programmazione 2021-2027 e con il nuovo DEFR 2021-2023;
  • assume l’ottica di affrontare i problemi e le sfide sullo sviluppo in chiave complessiva e integrata socio-economica e ambientale;
  • riconosce e valorizza quale modello di governance più efficace quello partecipato e trasparente per perseguire la via della sostenibilità in ogni scelta ad ogni livello;
  • fornisce indirizzi per supportare la transizione verso un modello di economia circolare;
  • assume il riferimento della inclusività di tutte le parti della comunità regionale, valore irrinunciabile della identità storico-tradizionale dell’Umbria nella consapevolezza che lo sviluppo sostenibile è un dovere cui tutti hanno il diritto di partecipare e di contribuire con i propri sforzi, tutti egualmente importanti e necessari;
  • assume una visione complessiva delle tematiche che afferiscono allo sviluppo sostenibile dell’Umbria e guida la costruzione di politiche integrate che massimizzino i benefici e minimizzino gli impatti su persone, ambiente ed economia;
  • traguarda l’orizzonte temporale e i contenuti di Agenda 2030 ONU, rispetto ai contenuti della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile approvata dal CIPE il 22 dicembre 2017, rispetto ai documenti e alle Strategie della Commissione europea nel contesto del Settimo Programma quadro per l’ambiente, rispetto agli Obiettivi Tematici dell’Accordo di Partenariato 2014-2020 e con specifico riferimento agli obiettivi tematici della nuova Programmazione 2021-2027.